Eternità alabastrea
01. maggio 2014 alle 12:34 - 23. giugno 2014 alle 12:34 Palazzo Belgramoni-Tacco
Notte dei musei 2014
Nel 2003, durante gli scavi archeologici di conservazione lungo il tratto autostradale Capodistria - Lubiana, nel sito dell’antica necropoli all’incrocio di Ancarano, nei pressi di Albaro Vescovà Inferiore, fu rinvenuta la tomba di un bambino che venne contraddistinta col n. 6. L’antica necropoli, che si trova contemporaneamente al crocevia di strade antiche ma anche odierne, fu utilizzata dalla metà del I al IV secolo e verosimilmente faceva parte della vicina villarustica romana di Scoladizzi. La tomba n. 6 fu scavata in un terreno argilloso e rivestita con spessi mattoni quadrati di argilla cotta. Al centro fu collocata un’urna d’alabastro con coperchio, contenente le ceneri di un bambino di circa 10 anni.
L’urna dall’orlo risvoltato e dal breve collo che si allarga in un corpo alto e cilindrico, con due piccole anse, e il relativo coperchio profilato con una piccola presa rotonda a forma di bottone, fu realizzata in alabastro a venature chiaroscure di gesso e lamine anch’esse chiaroscure, in parte concrezionate da striature di limonite. Le lamine mancanti denotano l’effetto di secolari dilavamenti dopo la sigillatura della tomba. In seguito all’analisi macroscopica dell’alabastro, l’urna risulterebbe provenire dalla Toscana dove, nella zona della città etrusca di Volterra, si trovano i più grandi giacimenti di alabastro e famosi centri di produzione di urne cinerarie nell’era repubblicana (I secolo a.C.). Considerata la vicina tomba strutturata in modo analogo, la tomba n. 6 può essere collocata nel terzo quarto del I secolo.
Nel novembre 2013, l’urna fu presa in custodia permanente dal Museo Regionale di Capodistria. Si presentava estremamente disseccata, una parte dell’ansa era spezzata e un ampia fessura attraversava tutto il corpo. Il primo intervento di conservazione e stato eseguito dallo scultore academico Drago Bac. Nel 2014, la responsabile del laboratorio di restauro del Museo Archeologico d’Istria a Pola, conservatrice Đeni Gobić-Bravar, eseguì l’intervento definitivo di restauro con la saturazione della fessura e la fissazione dell’ansa.
Autori: dott.ssa Maša Sakara Sučević, dott. Matjaž Novšak, dott.ssa Đeni Gobić-Bravar. Conservazione e restauro: Drago Bac, Đeni Gobić–Bravar. Fotografie e disegni: Arhej d.o.o, David Badovinec, Drago Bac, Đeni Gobić-Bravar. Disegno dell’oggetto: mag. Ida Murgelj. Analisi antropologica e petrografica: dr. Mario Šlaus, Aleksander Horvat. Traduzione: Irena Lampe (Smile servis); Oblikovanje plakata / Design del panello: dr. Maša Sakara Sučević. Fonti: M. Novšak, 2010, Školarice - rimsko grobišče; Križišče pri Spodnjih Škofijah, magistrsko delo. Univerza v Ljubljani Filozofska fakulteta Oddelek za arheologijo, Ljubljana.
Museo Regionale di Capodistria, 21 giugno 2014, responsabile dott. Luka Juri, direttore
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